Industria Chimica

Industria conciaria, eccellenza di produzione e innovazione

L’industria conciaria italiana eÌ un caso esemplare di tradizione manifatturiera che crea ricchezza sul piano economico e sociale, valorizzando il territorio dei distretti dove eÌ radicata. Ed è anche esempio concreto e virtuoso di economia circolare.

La conceria italiana, nel mondo, eÌ protagonista assoluta nell’interpretare e soddisfare le esigenze del lusso e della moda, del design e dell’automotive. Le sue pelli rappresentano la miglior espressione qualitativa e creativa dell’artigianalitaÌ italiana, riconosciuta a livello internazionale per il valore innovativo dei suoi processi industriali e per l’attenzione posta su tutti gli aspetti che contribuiscono a definire il concetto di sostenibilitaÌ.

Esempio attualissimo, concreto e virtuoso di economia circolare, la conceria italiana si pone nel ruolo di partner attivo e propositivo di una clientela globale sempre piuÌ attenta ai temi dello sviluppo sostenibile.

La conceria italiana vive come sfide quotidiane:

 la necessitaÌ della trasparenza e della tracciabilitaÌ di ogni fase di processo;

 l’investimento continuo in progetti e tecnologie per ridurre l’uso di acqua e energia, diminuire i prodotti chimici, trattare i rifiuti e abbattere le emissioni in atmosfera;

 la massima attenzione nella gestione della salute e della sicurezza dei suoi addetti;

 la tutela del consumatore finale.

Il presente dell’industria conciaria italiana eÌ giaÌ proiettato del futuro. EÌ un presente innovativo, che vede nell’Industria 4.0 l’occasione per aprirsi a tecnologie d’avanguardia, all’automazione, alla digitalizzazione e a un’idea di ricerca applicata a 360 gradi.

 

Alcuni dati di settore

L’industria conciaria italiana impiega circa 18 mila addetti in oltre 1.200 aziende, per un fatturato annuo pari a 5 miliardi di euro (75% destinato all’export). È storicamente considerata leader mondiale in termini di valore (65% a livello UE, 19% sul totale mondo), e livello di internazionalizzazione, per l’elevato sviluppo tecnologico e qualitativo, lo spiccato impegno ambientale e la capacità innovativa in termini di design stilistico.

La concia italiana è da sempre un tipico esempio di successo del modello distrettuale che tradizionalmente caratterizza una parte rilevante dell’economia manifatturiera nazionale. La quasi totalità della produzione (oltre il 90%) si concentra infatti all’interno di comprensori produttivi territoriali, che nel corso degli anni hanno sviluppato, nonché spesso mutato per necessità di adeguamento al mercato, le loro caratteristiche peculiari in termini di prodotto e processo.

 

Tre i distretti: veneto, toscano, campano

Il distretto veneto

La valle del Chiampo (Vicenza) con i suoi 130 kmq di territorio è sede di uno dei maggiori distretti conciari del mondo, nonchè il più importante in Italia per produzione e numero di addetti.Comprende Arzignano e l’area del Chiampo da Crespadoro a Montebello, da Montorso a Zermeghedo fino a Montecchio Maggiore. Il polo ne è motore di sviluppo e occupazione. La prima attività conciaria risale al 1300. Nel 1855, dopo un lungo periodo di dominio delle filande e degli allevamenti del baco da seta, si trovarono riferimenti all’importanza delle concerie, una ventina, concentrate intorno a Bassano del Grappa. La vera e propria nascita dell’industria si ha dopo la prima guerra mondiale, quando la concorrenza asiatica e l’utilizzo delle fibre sintetiche mise in crisi il settore dei filati e spinse verso la riconversione.

L’attuale peculiarità di quest’area conciaria, la cui produzione conta per oltre metà del totale nazionale, è rappresentata, dal punto di vista industriale, dalla contemporanea presenza di imprese medio-piccole e grandi gruppi industriali all’avanguardia nell’automazione e standardizzazione delle fasi di processo, mentre sul piano produttivo la princiapale specializzazione sono le pelli bovine medio-grandi che vengono principalmente destinate ai clienti dell’imbottito (arredamento ed interni auto), alla calzatura ed alla pelletteria.

Il distretto toscano

Il distretto che raggruppa il maggior numero di aziende si trova in Toscana e comprende i comuni di S. Croce sull’Arno, Bientina, Castelfranco di Sotto, Montopoli Val d’Arno, San Miniato, Santa Maria a Monte in provincia di Pisa e Fucecchio in provincia di Firenze. Le prime lavorazioni risalgono alla metà dell’Ottocento, ma un consistente sviluppo parte solo dagli anni Cinquanta/Sessanta, parallelamente al declino dell’agricoltura. Le concerie locali, il cui fatturato complessivo incide attualmente per il 28% del totale nazionale, si caratterizzano per l’elevato grado di artigianalità e flessibilità delle produzioni, primariamente destinate all’alta moda; le lavorazioni riguardano soprattutto le pelli bovine di medie e piccole dimensioni (tra cui i vitelli), alcune delle quali utilizzate per la specialità del cuoio da suola, che in Italia viene quasi interamente prodotto nel comune di San Miniato e Ponte a Egola.

Il distretto campano

In Campania esiste un polo conciario specializzato nella concia di pelli piccole, ovine e caprine, per abbigliamento, calzatura e pelletteria. Le imprese si localizzano principalmente nella zona di Solofra (Avellino), Montoro Inferiore, Montoro Superiore e Serino, vicino ad Avellino, con alcune importanti presenze anche nei dintorni di Napoli (Arzano, Casandrino, Casoria).

Inizialmente limitato alla destinazione tomaia, si estese e diversificò con l’abbigliamento, tornato negli anni recenti a calzatura e pelletteria. I primi insediamenti risalgono all’età del bronzo, ma la grande crescita è nel secondo dopoguerra. Il valore della produzione campana di pelli è al momento pari al 8% del totale nazionale.

La conceria italiana eÌ una straordinaria storia di eccellenza. Un’eccellenza che la renda unica e che UNIC promuove, difende e valorizza.

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