da Federchimica

Chimica: recupero dei livelli pre-crisi (+ 8,5%) nel 2021 e previsioni di crescita (+3%) nel 2022

Nel corso della recente Assemblea, Paolo Lamberti, confermato alla presidenza di Federchimica per il prossimo biennio, ha dato un messaggio importante,  “Le Istituzioni, il Legislatore, le Imprese a valle e i Consumatori hanno compreso, in modo tangibile, come sarebbe il mondo senza la Chimica e i suoi prodotti”, ha dichiarato Lamberti.  “Per perseguire concretamente la transizione ecologica è ora il momento di far evidenziare con chiarezza il ruolo chiave della Chimica, con le sue tante soluzioni tecnologiche per contrastare il cambiamento climatico e la scarsità delle risorse, senza sacrificare il benessere. Penso ad esempio alle tecnologie innovative per l’efficienza energetica degli edifici, per una mobilità ecosostenibile, per il riciclo chimico, per il riutilizzo della CO2 e per l’idrogeno pulito”.

“Ma serve concretezza: a garanzia della continuità e della ricerca e sviluppo, fino a quando l’innovazione non sarà sviluppata in modo sufficiente alle esigenze di mercato, vanno evitati atteggiamenti inutilmente punitivi nei confronti dei prodotti o processi di precedente generazione,”

Vediamo in dettaglio quali sono i dati dell’industria chimica rllasciati da Federchimica a fine settembre.

Deciso recupero della Chimica in Italia, ostacolato dalle tensioni sulle materie prime

L’industria chimica in Italia – con oltre 2.800 imprese e 3.300 insediamenti attivi sul territorio – rappresenta il terzo produttore europeo e il sesto settore industriale del Paese. Il settore impiega 111 mila addetti altamente qualificati, oltre 270 mila considerando anche l’indotto.

La produzione chimica in Italia – dopo aver subito in misura più contenuta rispetto alla media manifatturiera gli effetti del grande lockdown – ha sperimentato una rapida ripartenza (+10,5% su base annua nei primi sette mesi) che ha portato l’attività su livelli complessivamente non lontani dal pre-crisi (-1,5% rispetto al 2019).

L’andamento si presenta, tuttavia, disomogeneo in relazioni ai settori clienti e alle applicazioni: la ripartenza della domanda risulta vigorosa per i comparti connessi alla casa (non solo costruzioni, ma anche elettrodomestici e arredamento), vincolata dalla carenza di chip per l’auto, ancora stentata per il sistema moda. Si mantiene sostenuta la domanda di tutti i prodotti chimici indispensabili per l’igiene e la sicurezza così come delle materie plastiche impiegate sia per i dispositivi di protezione individuale sia per garantire ottimali condizione di trasporto e conservazione, anche in relazione al diffondersi dei servizi di e-commerce e delivery.

L’export chimico italiano ha già ampiamente superato i livelli pre-crisi (+8,7% in valore nei primi sette mesi rispetto allo stesso periodo del 2019) e la crescita si va estendendo a buona parte dei mercati esteri.

La ripresa si sta, tuttavia, rivelando altamente volatile e discontinua a causa delle persistenti criticità in relazione alla disponibilità e ai costi di numerose materie prime, aggravate dalle crescenti tensioni anche sul fronte energetico.

Dopo il rimbalzo del 2021, nel 2022 la chimica in Italia consoliderà la crescita

In presenza di effetti via via meno dirompenti della pandemia, si prevede che l’industria chimica in Italia chiuda il 2021 con un incremento della produzione pari all’8,5% che consentirà di ripianare le perdite subite nel 2020 (-7,7%) superando, già nell’anno in corso, il fatturato pre-pandemia (56 miliardi nel 2019).

I livelli di attività si confermeranno, però, diversificati tra settori e singole imprese e i margini risentiranno dei diffusi rincari delle materie prime, soprattutto laddove la domanda a valle risulta ancora fragile. Dopo il rimbalzo, per certi versi, fisiologico dell’anno in corso, la ripresa potrà consolidarsi nel 2022 (+3,0% previsto) a condizione che l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non subisca rallentamenti. Nell’ipotesi di un allentamento dei vincoli di offerta, la domanda industriale si presenterà meno frammentaria e più corale. A fronte del miglioramento atteso anche nei settori più penalizzati dal distanziamento sociale (quali la moda e la cosmetica), la domanda dei beni più strettamente connessi all’emergenza sanitaria mostrerà inevitabilmente un rallentamento assestandosi, tuttavia, su livelli in molti casi superiori al pre-crisi. Anche l’export potrà confermarsi in espansione (+2,5% previsto dopo il +8,0% del 2021) beneficiando di una ripresa diffusa ai principali mercati di destinazione.

Questo scenario potrà concretizzarsi a condizione che il PNRR si inserisca in un sistema normativo – a livello italiano ed europeo – stabile, coerente e favorevole agli investimenti tecnologici essenziali per affrontare con successo la transizione ambientale.

L’industria chimica continua ad investire e a creare benessere

La crisi sanitaria non ha compr-messo la capacità di sviluppo dell’industria chimica in Italia e la sua proiezione verso il futuro. Grazie alla sua solidità finanziaria e alla natura essenziale dei suoi prodotti, non solo per affrontare l’emergenza sanitaria ma anche per garantire il benessere di ogni giorno, la chimica ha mostrato una tenuta migliore della media manifatturiera nel 2020 e una più rapida ripartenza nel 2021.

 

Anche in un annus horribilis come il 2020, le imprese chimiche hanno continuato a investire a fronte di una tendenza diffusa al rinvio e alla compressione degli investimenti nell’industria italiana. Le imprese del settore sono, infatti, consapevoli che la sfida di uno sviluppo rispettoso dell’ambiente e socialmente inclusivo richiede un forte impegno con investimenti su molteplici fronti.

Negli ultimi 4 anni il settore ha generato oltre 5.000 nuovi posti di lavoro e, dopo la sostanziale tenuta evidenziata nel 2020, nell’anno in corso le attese sull’occupazione si sono riportate in territorio positivo, segno che le imprese stanno investendo sulle risorse umane anche per dotarsi di nuove competenze.

www.federchimica.it

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